Gianni Savelli
Que la fête commence
A volte mi pongo, o mi viene posta, la domanda su come nasca una musica, da dove venga fuori un brano. Mi chiedo se e cosa rappresenti, se esso abbia un contenuto e se eventualmente questo sia condivisibile in maniera oggettiva. Cercando di ripercorrere il mio stesso cammino nello scrivere, mi sono accorto di quanto l'idea iniziale sia spesso sorprendentemente semplice.
C'è qualcosa nella successione di alcune note o di un passaggio armonico venuto fuori non so da dove, a volte addirittura frutto di un errore, che cattura la mia attenzione e, in maniera inattesa, fa risuonare l'emozione di un ricordo, o il ricordo di un'emozione.
Quasi per inerzia cerco di spingermi fino a un punto che, quasi intenzionalmente, non è il punto estremo cui potrei effettivamente arrivare in quel momento, ma solo leggermente indietro.
Certo, a volte capita di completare tutto dall'inizio alla fine senza interruzioni. Ma, in un certo senso, se l'idea iniziale ha veramente qualcosa di buono si può dire che il brano sia già finito. Io lo lascio lì a sedimentare per qualche giorno.
Ci penso su e torno a suonarlo solo per verificare cha abbia o meno la forza di riportarmi ogni volta all'emozione di quell'istante.
Se effettivamente è così, da quel momento diventa come un seme che attende solo il momento più favorevole per germogliare.
Non voglio con questo dire che da quel momento quello spunto non divenga una vera e propria ossessione che mi si ripresenta in ogni momento, ma malgrado ciò lo lascio lì a sedimentare.
Anche perché sono consapevole che dal momento in cui decido di portarlo a termine, la psicosi ossessiva assume proporzioni imbarazzanti.
Parallelamente accade che nella mia mente l'emozione che quel frammento ha evocato si trasformi in una forma visiva, o meglio visionaria.
Che poi queste immagini, che possono diventare anche una vera e propria storia narrabile cinematograficamente, abbiano o meno una relazione esplicita con il punto di partenza non ha realmente importanza.
Un pò come accade per i sogni, ciò che si vede non necessariamente corrisponde a un contenuto chiaro ed intellegibile dal punto di vista logico ma certamente gli corrisponde simbolicamente, emozionalmente.
E così prende vita una storia, un racconto breve fatto di pochi, pochissimi elementi, che per me, ma solo per me, ricalca perfettamente la musica che poi ,come tale, deve svolgersi in maniera coerente.
Questo singolare gioco di rimandi tra il racconto e la musica mi aiuta ad andare avanti nel lavoro in maniera in un certo senso distaccata, artigianale senza rischiare di perdere il contatto con l'emozione originaria ma senza scivolare nel sentimentalismo.
Come va avanti quella piccola storia, così procede la musica.
Arrivati a conclusione si mette un punto.
In un certo senso è un pò la musica stessa che si scrive da sé.
Gianni Savelli saxophone
Aldo Bassi trumpet
Pierpaolo Principato piano
Luca Pirozzi bass
Marco Rovinelli drums
Iginio De Luca Additional Percussions
Gaia Orsoni viola **
Gianni Oddi Clarinet * ***
Elvio Ghigliordini Bass Clarinet *
Andrea Biondi Vibraphone *
Track List
1 Tribù errante *
2 Que la fête commence
3 The chair at the corner **
4 Fog Dance **
5 Desejo
6 Semplice
7 Sevdah
Recorded at Telecinesound Studio, Roma
Sound engeneers: Simone Sciumbata, Aldo Amici
Additional Recordings a 'Elefante Bianco Studio', Roma
Mixed by Raimondo Mosci, Massimo Ruscitto at 'Elefante Bianco Studio', Roma
Mastering Alessandro Guardia at 'Alfa Music Studio', Roma
Graphic project by Leda Mazzariello
Produced by Gianni Savelli with the support of IMAIE
Copyrights © by Gianni Savelli.
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